Europa nel 1900

Europa nel 1900

L’Europa e il mondo agli inizi del Novecento

I caratteri dell’egemonia europea nel mondo e le sue contraddizioni.

All’inizio del Novecento la parte centro-occidentale dell’Europa era nel pieno della belle époque. Erano
gli anni del trionfo di una società borghese dinamica, ricca e sicura della possibilità di progresso grazie
all’industria e all’innovazione scientifico-tecnologica. In parte ciò corrispondeva al vero, in parte era
frutto di un’ illusione destinata a dissolversi allo scoppio delle prime granate nel 1914. Capitale di questa
Europa in pieno sviluppo era Parigi. Questa nuova società europea era però attraversata da tensioni
fortissime: era ricca ma alimentava disuguaglianze economiche e sociali; era in prevalenza liberale ma in
realtà dominata da un’élite industriale e finanziaria sempre più monopolistica e decisa a far valere i
propri interessi; mostrava fiducia nel razionalismo e nella scienza, ma vedeva crescere al suo interno
movimenti che ispiravano a ideologie irrazionalistiche come il nazionalismo e il razzismo.

 

Quale ruolo assunsero le masse sulla scena politica?

 

In quasi tutti i paesi il tardo Ottocento aveva portato un grande sviluppo della partecipazione popolare
alla vita politica. Ma proprio l’ampliamento della partecipazione politica, la sindacalizzazione del mondo
del lavoro, il diffondersi dei movimenti di massa misero in tensione i movimenti politici, anche quelli più
avanzati in senso liberal-democratico. La belle époque era tutt’altro che socialmente pacificata; molti
paesi attraversarono momenti di crisi dei loro sistemi politici: le classi dirigenti, preoccupate di
perdere il controllo del conflitto sociale, furono indotte a mettere in discussione le stesse istituzioni
liberali, a cominciare dal parlamentarismo.

 

Quali tensioni attraversò la Gran Bretagna e come furono risolte?

 

La Gran Bretagna conobbe una fase di tensione acuta: la crescita della conflittualità operaia e la
nascita di un nuovo partito socialista di derivazione sindacale, il Labour party, spostarono a sinistra
l’asse della vita politica, preoccupando i conservatori, che persero le elezioni dopo un ventennio di
egemonia. L’unione fra liberali e laburisti fece fallire ogni progetto di riduzione del potere del
parlamento a vantaggio dell’esecutivo, tanto che la Gran Bretagna uscì dalla crisi con un sistema politico
più democratico, promotore di un avanzato programma di riforme sociali.

 

In che differirono le tensioni di Francia e Germania da quelle della Gran Bretagna e a quali esiti

 

Più travagliata fu la crisi nella Francia della Terza repubblica, il cui sistema politico era fortemente
instabile. L’affare Dreyfus fu il terreno sul quale si scontrarono i democratici e le sinistre da un lato, e
la destra nazionalista dall’altro. Quest’ultima vedeva nella condanna di Dreyfus una vittoria sull’intera
cultura liberale, considerata responsabile del disordine e del declino dei valori tradizionali. In
Germania, paese con sistema politico autoritario, alla crescita del potere personale del kaiser Guglielmo
II e alla riduzione del ruolo del parlamento si accompagnò una politica estera aggressiva sia in campo
coloniale, sia nella politica degli armamenti, ispirata dai circoli militari e industriali più conservatori.

 

Che conflitti emersero tra Francia e Inghilterra, Germania e Francia, Russia e Giappone per il
predominio coloniale? Quali nuove alleanze nacquero in Europa?

 

Il campo coloniale era diventato il terreno privilegiato di una politica di potenza che contrapponeva i
grandi stati europei. Già con l’incidente di Fashoda (1898), gli imperialismi erano entrati in urto e
francesi e inglesi avevano sfiorato la guerra. Pochi anni dopo, entrarono in conflitto Russia e Giappone
per il controllo della Manciuria. Il pericolo di uno scontro fra le potenze europee si presentò in
occasione delle due crisi marocchine che videro confrontarsi Germania e Francia. Un quasi conflitto
coloniale che rafforzò l’antica rivalità fra i due paesi e il revanscismo (= rivincita) francese a proposito 
dell’Alsazia-Lorena. I conflitti in campo coloniale si sommavano alla crescente tensione anglo-tedesca in
campo navale: alla costruzione di una grande flotta da guerra tedesca gli inglesi risposero con una legge
(Two Powers Standard) che imponeva alla flotta inglese di conservare una superiorità di almeno il 10%
rispetto alle maggiori flotte mondiali. La rivalità che opponeva la Germania all’Inghilterra sui mari e alla
Francia in campo coloniale spinse questi due paesi ad abbandonare le loro divergenze e a stringere
un’alleanza, l’Intesa cordiale del 1904. A questa si unì la Russia per timore di rimanere isolata. Nacque
così la Triplice Intesa (1907), percepita dai tedeschi come una minaccia di accerchiamento, cui Berlino
opponeva la già esistente Triplice Intesa (Germania, Austria-Ungheria, Italia).

 

Cosa si intende con le espressioni stati nazionali, nazionalizzazione della massa e stati multinazionali?

 

L’Europa di inizio Novecento era composta da stati nazionali, organizzazioni politiche che esercitano la
propria sovranità su un territorio ben definito e su popolazioni che riconoscono un’identità condivisa. E’
questo il risultato di un processo secolare che ebbe il suo compimento nella seconda metà
dell’Ottocento con le unificazioni italiana e tedesca e con quel fenomeno di nazionalizzazione delle
masse, cioè di integrazione delle popolazioni in un sistema istituzionale e culturale comune. Presenza di
tre grandi stati multinazionali: l’impero austro-ungarico, l’impero russo e l’impero ottomano. La presenza
di nazionalità diverse entro una stessa compagine statale aveva dato e dava luogo a conflitti e a spinte
indipendentistiche tali da poter costituire un problema sempre aperto per l’unità politica dello stato.

 

In che consisteva l’instabilità della regione dei Balcani? Quali potenze aspiravano al suo controllo?
Quando la situazione divenne critica e quali conflitti esplosero?

 

Sulla penisola balcanica il problema delle rivendicazioni nazionali e quello dei conflitti politici fra le
grandi potenze si unirono for-mando una miscela esplosiva che sarebbe esplosa con la prima guerra
mondiale. Man mano che l’impero ottomano si indeboliva si accentuava l’instabilità della regione
balcanica e si sgretolava la soluzione che Bismarck aveva escogitato al congresso di Berlino nel 1878.
L’Austria considerava i Balcani sua sfera di influenza, appoggiata dalla Germania; la Russia ne faceva il
perno della propria strategia di espansione verso il Mediterraneo; anche l’Italia puntava a inserirsi nel
disfacimento dell’impero turco per affermare la propria egemonia sull’Adriatico, mentre la Gran
Bretagna non poteva più sottrarsi alla necessità di giocare un ruolo in un’area vitale per i propri
interessi nel Mediterraneo e per le comunicazioni con l’Oriente. Fra le potenze locali, la Serbia mirava a
costruire un’egemonia sulla regione (nazionalismo grande-serbo), appoggiata dalla Russia e in contrasto
con la Bulgaria. Ma anche gli altri stati dei Balcani meridionali coltivavano l’aspirazione di espandere i
loro territori a spese dell’impero ottomano. La situazione degenerò quando a Istanbul la sollevazione dei
Giovani turchi portò alla deposizione del sultano. L’Austria si annetté la Bosnia-Erzegovina inasprendo
l’ostilità della stessa Serbia, che mirava ad avere uno sbocco al mare, e irritando l’Italia, interessata al
controllo delle coste adriatiche della penisola balcanica. Ne seguì una fase di guerre il cui unico esito fu
quello di infliggere un altro colpo all’impero ottomano e di esasperare il conflitto fra Austria-Ungheria
e Serbia per il controllo dei Balcani.
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