Istologia (struttura) del fegato

Il fegato è circondato da una capsula connettivale fibrosa (di Glisson) che emette prominenze che si ramificano all’interno creando dei setti, andando a formarne l’impalcatura. Questi piccoli setti delimitano quelle che saranno le unità strutturali e funzionali del fegato, i lobuli epatici.

Lobulo classico

Il parenchima vero e proprio, contenuto nei setti, è formato da epatociti, le cellule del fegato. Gli epatociti si organizzano in cordoncini tra i quali si trovano i sinusoidi epatici, capillari fenestrati. I lobuli (del modello di organizzazione noto come lobulo classico) sono formati da cordoncini e sinusoidi che convergono verso il centro che è rappresentato dalla vena centrolobulare. Per capire bene non è sbagliato immaginarsi il lobulo epatico come una specie di poligono regolare, il cui centro è occupato dalla vena centrolobulare mentre i raggi che vanno dal perimetro verso il centro sono rappresentati da cordoncini di epatociti e capillari sinusoidi.

La zona di contatto tra più lobuli è lo spazio portobiliare, che contiene un ramo della vena porta affiancato da un ramo dell’arteria epatica e da un ramo del dotto epatico (o dotto biliare).

Vediamo ora come il sangue viene drenato.

Considerando il lobulo, il ramo dell’arteria epatica porta sangue ossigenato, mentre il ramo della vena porta trasporta sangue poco ossigenato ma ricco di nutrienti. Il sangue proveniente da questi due rami e di composizione così diversa si mescola a livello dei sinusoidi epatici. Il lobulo è quindi bagnato da sangue misto, che viene drenato poi dalle vene centrolobulari (una volta arrivato al centro del lobulo il sangue sarà più carico in anidride carbonica e cataboliti) nelle vene sottolobulari e da qui nelle vene epatiche, che sono affluenti della vena cava inferiore.

Infine vediamo nel dettaglio anche le caratteristiche dell’epatocita per capire al meglio le funzioni del fegato.

Gli epatociti hanno un nucleo molto grande e sono ricchi in particolare di reticolo endoplasmatico liscio.

Si distinguono un polo biliare ed un polo vascolare. Il polo biliare rappresenta la zona di contatto tra le facce degli epatociti, a livello del quale si originano i capillari biliari (infatti gli epatociti secernono anche la bile, un fluido che serve a scindere i lipidi e quindi decisamente necessario alla digestione chimica), mentre il polo vascolare è la parte dell’epatocita a contatto con il sinusoide epatico. L’epatocita prende le sostanze necessarie dal sinusoide epatico e riversa nello stesso le sue secrezioni ed i suoi prodotti di scarto. Sulle pareti dei sinusoidi epatici si trovano le cellule di Kuppfer, che hanno attività fagocitaria e contribuiscono a regolare il flusso di sangue nei capillari e le cellule di ito (cellule immagazzinatrici di grasso). Per quanto riguarda il decorso della bile, nel lobulo classico il suo decorso è centrifugo rispetto a quello del sangue (verso l’esterno). A partire dai capillari epatici si arriva ai dotti biliari che si trovano nello spazio portobiliare.

Quello appena descritto è solo uno dei modelli di organizzazione del parenchima epatico; esistono altri due modelli di organizzazione oltre al lobulo classico, ovvero lobulo portale o acino epatico.

Lobulo portale

Nel lobulo portale si fa riferimento al parenchima che è "racchiuso" da una struttura triangolare, i cui tre vertici corrispondono a tre vene centrolobulari. Il triangolo così ottenuto è inoltre centrato su uno spazio portobiliare. Nel lobulo portale il sangue ha decorso centrifugo (dall'interno all'esterno) mentre la bile ha decorso centripeto (dall'esterno verso l'interno, dai capillari biliari in prossimità delle vene centrolobulari ai dotti biliari negli spazi portobiliari.

Acino epatico

L'acino epatico è la porzione di parenchima epatico compreso tra due vene centrolobulari, e la sua forma corrisponde all'incirca a quella di una losanga, con i vertici formati dalle vene centrolobulari e da due spazi portobiliari. Nell'acino epatico il sangue ha sempre decorso centrifugo e la bile ha decorso centripeto.

 

I modelli proposti trovano applicazione specialmente in campo medico, per la descrizione di determinate funzionalità e patologie.

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