Schopenhauer

Schopenhauer nacque nel 1788, fu quindi molto più giovane di Hegel ed ebbe le sue radici nel '700. Morì nel

1860 quindi la sua vita si estese a lungo e vide la nascita di molte filosofie quali il marxismo o l'idealismo. La sua principale opera, più volte rivista, è Il mondo come volontà e rappresentazione. Il punto di partenza di
questa opera è la filosofia di Kant. Alcuni esperti hanno parlato, a proposito della sua interpretazione di Kant, di
Destra kantiana, mentre a proposito dell'idealismo si parla di Sinistra kantiana.
Il punto di partenza è sempre lo stesso che ha permesso l'emergere dell'idealismo: la questione del noumeno. Tutto si risolve in un fenomeno o no?
Kant ammetteva che i dati derivano dall'esterno, mentre le forme a priori sono proprie del mio Io, per l'idealismo invece i dati provengono anch'essi dal mio Io. Schopenhauer al contrario di costoro interpreta il dualismo kantiano di fenomeno- noumeno in chiave etico-esistenziale. Il fenomeno diventa quindi a questo punto la rappresentazione, costruiamo il nostro mondo attraverso le nostre forme a priori. Il mondo ce lo
rappresentiamo ordinato, prevedibile, retto da leggi matematiche, il mondo che la gente vede è quindi confortevole, so perché i fenomeni accadono, li posso prevedere.
Cosa ci sta sotto?
Ci sta il noumeno, che per Schopenhauer è la volontà di vivere. Questa è una forza bruta irrazionale che sta alla base di tutto ciò che esiste, “volontà” perché in noi questa si esprime con la forza di affermare noi stessi (rimembranza del conatus di Spinoza). Dietro le apparenze razionali ci sta l'irrazionale. Dietro il desiderio e la curiosità scientifica ci sta quindi la volontà di affermarsi. Negli individui questa volontà porta a sofferenza, che
viene interpretata dal filosofo come desiderio di fondo di affermarsi, ma che mai appaghiamo. Il piacere quindi
è momentanea soddisfazione, la vita umana è un alternarsi tra punti di piacere e tutto il resto che è dolore e
sofferenza, dovuti dal fatto che si concepisce in noi questa forza bruta che sta all'origine di tutto l'essere. Il
problema quindi non è altro che il conoscere noi stessi, infatti se vogliamo evitare di soffrire il punto sarà
uccidere l'Io e perdere il contatto con se stessi, ingannare la volontà per evitare la sofferenza. Con quelli che
Schopenhauer chiama “quietivi”, egli vuole offrire esercizi per ingannare questa volontà: il primo è l'etica e il
secondo è l'arte, ma dato che con questi non è possibile ingannare del tutto l'Io allora bisogna ricorrere ad un
terzo esercizio che consiste nella pratica di riti ascetici orientali di origine induista e buddista che portano alla
noluntas ovvero alla condizione di negare in me questa forza bruta irrazionale all'origine dell'essere.

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